Berlusfox

Vicente Fox Quesada, presidente del messico, è un altro collega di silvio berlusconi, in una parte del mondo completamente differente. si può tranquillamente dire che è il fiduciario di coparmex [la confindustria del paese] e dei poteri finanziari messicani, e soprattutto statunitensi, messo a capo del potere esecutivo di un grande paese come il messico. È l'uomo che, come ha scritto una volta il subcomandante marcos, pensa di risolvere la questione indigena fornendo a ciascuno un'auto utilitaria e un televisore. D'altra parte, il suo precedente incarico parla da solo: era presidente della coca cola per il centro america e parla in inglese con il suo collega nordamericano W. bush [che, per parte sua, parla spagnolo alla radio, per far vedere quanto è democratico].

Intervista a Paco Ignacio Taibo II

raccolta da Dario Azzellini a Città del Messicof

Paco Ignacio Taibo II è nato nel 1949 a Gijon, in Spagna. Dal 1958 vive a Città del Messico. È giornalista, docente universitario, storico e scrittore. È conosciuto specialmente grazie alle avventure del suo detective ed anti-eroe Belascoarán Shayne e per la biografia di Ernesto Che Guevara. Abbiamo incontrato Taibo a Città del Messico.

Che cosa ha significato la vittoria elettorale di Fox, per la cultura messicana?

Il foxismo ha dato nuova vita a centinaia di proposte conservatrici e ultratradizionali in tutto il paese. Idee che erano escluse dal progetto priista [dell'ex partito-regime, il Pri, ndr.] e che hanno sentito come proprio il progetto del Pan [Partido de acción nacional, ndr.]. La maggior parte di questi settori sono legati a idee conservatrici e tradizionaliste, e alla chiesa cattolica, e hanno mostrato un'attitudine aggressiva sui temi culturali, l'anno scorso: censurando mostre fotografiche, distruggendo un quadro perché secondo loro esibiva oscenità, proibendo film, scagliandosi su alcuni studenti perché si tingevano i capelli di blu. Oltre a questi segnali di intolleranza, questi settori, che in un articolo ho chiamato "I mostri di Fox", rivendicano le esperienze conservatrici, i monarchici e i tiranni della storia messicana. Il campo della cultura sarà uno dei terreni ideologici più combattuti. È lì che vedremo il maggiore scontro tra due visioni diverse del paese: una proposta neoliberista analfabeta e conservatrice, pervasa dalla burocrazia e la volontà di non creare troppo scandalo, e l'altra proposta, che è legata ai creatori di cultura e ai settori radicali della comunità intellettuale.

Il progetto culturale del governo foxista qual è?

Il problema del foxismo e del Pan è che non hanno quadri culturali conservatori. La destra tradizionale, non quella priista, disponeva di un solo intellettuale, che è Roman Revueltas, un violinista e giornalista, al quale non hanno neanche chiesto di far parte del governo perché è un po' matto e ne avevano paura. Quindi quando hanno iniziato a formare la loro staff per il lavoro culturale sono risaliti a tutti i resti del vecchio Pri, sia della corrente del ex-presidente Salinas come anche del candidato priista Labastida. E poi ci hanno messo gente loro, che è più che mediocre, come ad esempio la direttrice del Consiglio di cultura ed arti, la massima espressione dell'apparato culturale statale, che è una ex-presentatrice della televisione, che faceva interviste ad artisti e che hanno riciclato. I gruppi che appoggiano Fox non hanno mai dato molta importanza alla cultura e non hanno mai fatto granché in questo campo. Adesso si tratta di introdurre il neoliberismo nel campo della cultura, ridurre al massimo lo Stato e il suo intervento culturale, rendere redditizia dal punto di vista economico l'offerta culturale dello Stato.

Puoi fare un esempio concreto?

I ministri di finanze e commercio vorrebbero trasformare le piramidi Teotihuacán in una Disneyland, hanno sfornato l'idea dei cosiddetti "parchi antropologici", legati all'industria alberghiera. Però non potranno realizzare quest'idea da un giorno all'altro. Non sarà facile, perché così creano una contraddizione nazionale forte. In Messico le zone archeologiche sono come luoghi di pellegrinaggio laico. Il messicano comune va al museo di Chapultepéc, a Teotihuacán o a Chichen Itza cercando di reincontrare i simboli primari del passato. Se tu privatizzi, costruisci barriere e muri, vuoi far pagare l'entrata, crei un malessere, perché ti scontri con una tradizione popolare.

Però Fox è riuscito ad integrare al suo progetto anche qualche intellettuale, alcuni che prima erano di sinistra, come Fuentes o Aguilar Zinser...

Fuentes no, c'è stato un'avvicinamento però non l'hanno assorbito. Hanno integrato Aguilar Zinser e Castañeda, che erano di sinistra quando erano piccoli, e la loro decisione di mettersi con Fox li trasforma in intellettuali della nuova destra. In fin dei conti, faranno politica di governo. Hanno cercato di costruire un ponte e attrarre molte persone, sono loro gli inventori del famoso "voto utile", che chimava la sinistra a votare per Fox per farla finita con il Pri.

Città del Messico invece è governata da tre anni dal Prd, un partito che unisce varie correnti di sinistra. Tu hai collaborato con questo governo nel campo culturale.

Nel DF [Distrito Federal, ndr.] c'è una quantità immensa di attività culturali gratuite e di esperimenti interessantissimi. Io ho diretto un progetto che si chiamava "Per leggere in libertà". Abbiamo distribuito 300.000 romanzi tra i giovani dei quartieri periferici ed è stato un successo spettacolare. Si sono formate code di 15 000 persone! E non erano libri tradizionali, ma romanzi di Ray Bradbury, Raymond Chandler, Emilio Pacheco, libri che non ti raccomandano a scuola, la sovversione pura, come John Reed. I progetti di promozione culturale di strada hanno avuto molto successo. Finora il governo del Prd in questo campo è stato molto interessante. La piazza principale, lo Zocalo, è stato una festa continua, non passa giorno durante il quale non succede niente. È un piacere essere cittadino del Df, una città piena di vita e di attività, e non devi pagare per partecipare. Io mi sono messo in trecento guerre e in quattrocento battaglie, intorno a questa tematica, collaboro senza essere pagato, senza soldi e senza autista. Mantengo la mia indipendenza economica dal governo, però collaboro.

Stai anche scrivendo un nuovo romanzo?


Sì, da quando sono ritornato dalla "Settimana nera" di Gijon, un festival culturale che organizzo ogni anno in Spagna, ho lavorato su un nuovo romanzo che avrà come titolo "Ritorniamo come ombre".

Di che tratta?

È un romanzo d'avventura, un giallo, una storia politica e di spionaggio. Ho ceduto alla tentazione di scrivere un romanzo d'avventura totale.