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Il prossimo 25 febbraio, tutti i comandanti zapatisti, più il subcomandante Marcos, intraprenderanno un viaggio, dal Chiapas fino alla capitale del Messico, che attraverserà dieci stati della federazione. E che, soprattutto, attraverserà i popoli indigeni, la società civile, la storia del grande paese centroamericano. Un avvenimento dalle conseguenze imprevedibili, che può segnare una svolta nella storia, non solo messicana

In un comunicato del 6 gennaio scorso, gli zapatisti hanno specificato il tragitto del loro viaggio fino alla capitale: la delegazione zapatista partirà da San Crist-bal de Las Casas il 25 febbraio e viaggerà via terra, giungendo al Distrito Federal, la capitale, il 6 marzo. La delegazione passerà per gli stati di Chiapas, Oaxaca, Puebla, Veracruz, Tlaxcala, Hidalgo, Querétaro, Michoacán, Estado de México e Morelos. Durante il tragitto la delegazione zapatista parteciperà al III congresso nazionale indigeno. Ma questo viaggio è già preceduto da forti polemiche. Il neo-presidente, Vicente Fox, ha annunciato che non è necessario che gli zapatisti vengano al Df, ma, se lo faranno, allora dovranno essere senza passamontagna, ingiunzione che gli zapatisti hanno categoricamente rifiutato. Molti politici di governo e dell'ex governo del Pri, e i media a loro fedeli, hanno avviato un ampio dibattito: se gli zapatisti abbiano diritto o no di venire nella capitale, se saranno ricevuti o no da parte del Congresso, e su molte altre questioni formali intorno al viaggio.

"Il viaggio della comandancia zapatista al Df è molto fastidioso, per Fox", spiega Luis Hernández Navarro, "assessore" del Ezln durante i negoziati che nel '96 portarono agli accordi di San Andrés [poi disattesi dall'allora presidente Zedillo] e segretario tecnico della Commissione di verifica degli accordi. Incontro Hernández nel suo ufficio de La Jornada, il giornale dove lavora come coordinatore delle pagine delle opinioni.

Afferma: "Marcos è stato l'unico personaggio, finora, che è riuscito a competere con l'immagine pubblica del nuovo presidente". L'ex manager della Coca Cola Fox ha saputo usare i media come nessun altro personaggio della vita politica messicana. "Il Prd [il partito di sinistra, ndr.] non c'è riuscito, è debole, nella sua capacità di rappresentarsi sui media e anche di proposta, perciò i dirigenti del Prd sono sicuramente anche un pò seccati, per l'arrivo degli zapatisti. Però López Obrador, come sindaco di Città del Messico, farà sicuramente di tutto perché tutta la cosa fili liscia", aggiunge Navarro.

Non sarà facile. L'aspettativa è che i sostenitori e i curiosi che si ammassarono nelle strade di Messico all'arrivo della marcia dei 1.111 zapatisti, nel settembre del 1997, si moltiplichino per due o per tre. Quella volta, nello Zocalo, la grande piazza centrale della città storica, c'era un milione di persone. In più, si prevede la presenza di migliaia di giornalisti. E la visita zapatista durerà a lungo. I comandanti zapatisti, e tra loro Marcos, vengono per esporre davanti al Congresso messicano il loro punto di vista sulla legge sui diritti e la cultura indigena derivata da quegli accordi di San Andrés, ma il Congresso è in vacanza fino al 15 marzo ed è assai difficile che apra le sue porte dieci giorni prima. Gli zapatisti invece resteranno sicuramente nella capitale, sfruttando l'occasione per attività pubbliche ed incontri.

Intanto il "mostro", come viene chiamato il Df, con i suoi 22 o 28 milioni di abitanti, nessuno sa quanti siano, pian piano si scrolla di dosso l'inverno, e la temperatura, che nelle notti di dicembre talvolta arrivava appena al di sopra di zero gradi, ha iniziato ad aumentare. Le vacanze di Natale sono finite, le scuole e le università riaprono e gli studenti delle superiori e universitari, tradizionale motore della mobilitazione in sostegno agli zapatisti, confluiscono nei centri d'educazione giganti, che sembrano fabbriche fordiste. L'aspettativa per la visita degli zapatisti dà energia a molti studenti che si erano allontanati dalla politica dopo nove mesi di sciopero e occupazione della Unam [la Universidad nacional autónoma de México], le battaglie interne al movimento e la brutale repressione durante gli sgomberi del febbraio dell'anno scorso.

Ricardo Martìnez [intervistato da Carta nel giugno del 2000], del movimento studentesco, racconta che gli studenti prepareranno concerti, prima dell'arrivo degli zapatisti, per raccogliere fondi, nonché dibattiti pubblici con la partecipazione degli intellettuali che appoggiano il movimento. Ricardo si è tuffato nella preparazione del 6 marzo anche se la sua situazione non è facile. Le autorità universitarie e la polizia vogliono farlo tacere. Durante l'occupazione della Unam fu sequestrato dalla polizia segreta e rilasciato dopo due giorni. "Ma siccome non ho smesso di fare politica e ho anche fatto un giro di tre mesi in trenta città tedesche spiegando la lotta degli studenti, adesso hanno fabbricato un'altra accusa: dicono che ho picchiato dei dipendenti dell'università, e mi vogliono rinviare a giudizio anche se ci sono tantissime testimonianze a mio favore".

Ricardo è sicuro che l'arrivo degli zapatisti segnerà una nuova tappa nel percorso delle lotte sociali in Messico. "Prima di venire al Df, l'Ezln dovrà lanciare una nuova proposta politica che raggruppi le diverse lotte che esistono nel paese, e questo ridarà slancio ai vari movimenti".

Anche Navarro è d'accordo sul fatto che gli zapatisti lanceranno una nuova proposta politica, ma secondo lui lo faranno una volta arrivati al Df, e "sarà un momento importante, anzi cruciale, per i movimenti sociali e la sinistra messicana". Un nuovo slancio è necessario per gli zapatisti come per gli altri movimenti che puntano a un cambio fondamentale del paese. La politica di Fox, tenace sostenitore del modello neoliberista e della trasformazione dello Stato in impresa, definito da Manuel Vázquez Montalbán "un uomo di derecha derecha e neoliberal neoliberal", promette un peggioramento della situazione economica della maggior parte dei messicani. Le sue proposte economiche di fatto si concentrano nella creazione di nuove maquiladoras [le fabbriche che producono per il mercato globale pagando salari miserabili, intorno alle mille lire l'ora, e calpestando i diritti dei lavoratori] in tutto il paese. Fox ha promesso una crescita economica del 7 per cento nel 2001, ma perfino le stime più ottimiste parlano di un 4,6.

Quanto al conflitto in Chiapas, la smilitarizzazione che Fox racconta quasi ogni giorno ai media, sembra in verità più un semplice raggruppamento delle forze militari. Alcuni blocchi stradali ritirati al principio di dicembre sono addirittura già stati reinstallati e alle dichiarazioni sulla riduzione della presenza militare in Chiapas il Sup Marcos ha risposto: "Ciò che non fa assolutamente ridere è l'affermazione secondo cui nella regione militare del sudest ci siano meno di 10.000 soldati. O Fox non sa contare o vuole fare il furbo". L'analista Carlos Fazio segnala l'esistenza di un documento segreto, intitolato "Chiapas 2000", che disegna la strategia governativa contro il movimento ribelle e secondo il quale il primo passo è rafforzare l'immagine di mediatore ed amico della pace di Fox, dopo di che prenderebbe il via una campagna di delegittimazione dell'Ezln, e specialmente di Marcos, presentato come un uomo che si è arricchito in combutta con bande criminali e con il narcotraffico.

Tutto ciò giustificherebbe operazioni militari, non contro l'Ezln come tale, ma per arrestare "Marcos e gli altri elementi criminali". L'esistenza di questo piano, rivelata a suo tempo anche da Gilberto López y Rivas, già parlamentare del Prd, su La Jornada, ha trovato una preoccupante conferma nella pubblicazione in gennaio, su un settimanale chiamato Milénio, di "rivelazioni" appunto sui legami tra Marcos e il narcotraffico, la cui fonte era militare. "I segni di malessere si moltiplicano, nell'esercito", dice Luis Hernández Navarro. La pace in Chiapas è quindi ancora molto lontana.